Personaggi storici di Altamura

Francesco Saverio Mercadante (1795 - 1870)

Francesco Saverio Mercadante nacque ad Altamura il 17 settembre 1795. Sentì da piccolissimo il richiamo della musica. Era sua abitudine suonare uno zufoletto sui gradini della Chiesa e questo sollecitò l'attenzione di un influente prelato che si adoperò affinchè il giovinetto potesse entrare nel Conservatorio di Napoli. Qui studiò violino e composizione, richiamando giovanissimo l'attenzione di Rossini. La sua prima opera, L'apoteosi di Ercole, fu rappresentata con successo al San Carlo di Napoli il 19 agosto 1819. La Scala di Milano, con l'opera di genere semiserio Elisa e Claudio, rappresentata la sera del 30 ottobre 1821, lo fece proclamare emulo di Rossini.
Le opere liriche di Saverio Mercadante, pur presentando caratteri personali e distinti, rientrano nel movimento stilistico del Melodramma italiano ottocentesco. Svolse attività di operista in Spagna e Portogallo dal 1827 al 1829. Le opere che maggiormente destarono entusiasmo furono Donna Caritea (Fenice di Venezia - 21 febbraio 1826), I Normanni a Parigi (Regio di Torino - 7 febbraio 1832), Emma d'Antiochia (Fenice - 8 marzo 1834), Il Giuramento (Scala di Milano - 11 marzo 1837), Il Bravo (Scala - 9 marzo 1839), La Vestale (S.Carlo di Napoli - 10 marzo 1840), Il Reggente (Regio - 2 febbraio 1843), Orazi e Curiazi (S.Carlo - 10 novembre 1846), Virginia (S.Carlo - 7 aprile 1866), sua ultima opera rappresentata quando ormai il maestro era completamente cieco da quattro anni.
I melodrammi di Mercadante sono 54, alcuni dei quali furono rappresentati per la prima volta all'estero nei teatri di Lisbona, Vienna, Madrid, Cadice, Parigi.
Compose anche due balli e molta musica sacra tra cui il celebre Miserere e le celeberrime Sette parole, nonchè inni, cantate e sinfonie.
Dal 1833 al 1840 fu maestro della cattedrale di Novara. Nel 1836, su invito di Rossini, allestì al Theatre Italien di Parigi I briganti. Nel 1840, scelto da Donizetti, divenne direttore del R. Istituto di S.Pietro a Maiella di Napoli, posto che occupò fino alla morte, ivi avvenuta il 17 dicembre 1870.
A Napoli esiste un monumento sulla piazza omonima e un teatro che porta il suo nome, come un monumento e un teatro esistono ad Altamura. Un busto è presente al Pincio, a Roma, fra le figure che dettero gloria all'Italia.
 

Luca de Samuele Cagnazzi (1764 - 1852)

Luca de Samuele Cagnazzi, arcidiacono, fu uno degli uomini più illustri di Altamura. Fu uno dei più forti enciclopedisti del suo tempo, matematico ed economista; lirico e metafisico; geologo e archeologo; teologo e botanico; creatore in Italia della statistica. Insegnò matematica e fisica nell'antica Università di Altamura, fiorente tempio della cultura del Regno di Napoli, e contribuì a risolvere alcuni tra i maggiori problemi agricoli, industriali, sociali e amministrativi della Puglia.Nel 1799 andò via da Altamura per insegnare dapprima all'Università di Firenze e poi in quella di Napoli dal 1806; qui fece parte del governo del Murat come capo dell'ufficio di statistica e commercio, e vi restò fino al 1821.Nel 1848, ad 84 anni, fu eletto deputato; partecipò alle proteste liberali e presiedette a Napoli, il 15 maggio 1848, la storica seduta dei deputati, fatta sciogliere dalla forza pubblica. Finì sotto processo e morì nel 1852, ad 88 anni, durante una seduta del processo.
Si occupò dell'arte del canto con gli studi sulla Tonografia e, in tal modo, si pose come precursore nell'invenzione del fonografo. Su questo argomento fu pubblicato un articolo nel n.46 de "La Domenica del Corriere" del 1921.
Tra le molte opere pubblicate, segnaliamo Leges in Catholica Ecclesia vigentes apto ordine digestae.

 

Tommaso Fiore (1884 - 1973)

« E dovunque muri e muretti, non dieci, non venti, ma più, molti di più, allineati sui fianchi di ogni rilievo, orizzontalmente, a distanza anche di pochi metri, per contenere il terreno, per raccoglierne e reggerne un po' tra tanto calcare. Mi chiederai come ha fatto tanta gente a scavare ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe spaventato un popolo di giganti. Questa è la murgia più aspra e sassosa; […] non ci voleva meno che la laboriosità d'un popolo di formiche » (Tommaso Fiore)
Nato in una famiglia operaia, dopo studi classici all'università, divenne docente nei licei classici. Meridionalista convinto di parte socialista, lottò sempre per le autonomie e per il federalismo meridionalista, fu guida di un gruppo di giovani intellettuali e si occupò delle condizioni del Mezzogiorno e, in particolare, di quelle dei contadini. Divenne sindaco di Altamura nel 1920 e fu un radicale oppositore del fascismo. Fu incarcerato nel 1942 e nel 1943 per l'intensa propaganda antifascista.Collaborò con «La Rivoluzione liberale» di Piero Gobetti e con «Quarto Stato» di Pietro Nenni e Carlo Rosselli, dove pubblicò un programma socialista per il Mezzogiorno.Perdette il figlio Graziano nell'eccidio di Bari del 28 luglio 1943.Nell'immediato dopoguerra fu incaricato dell'insegnamento di lettere latine nell'università degli studi di Bari e fu anche provveditore agli studi.

 

Ottavio Serena (1837 - 1914)

Ottavio Serena, statista e senatore nacque ad Altamura il 18 Agosto del 1837 da un’antica e agiata famiglia discendente dal nobile Francesco Serena. Si dedicò agli studi classici e il 15 settembre del 1852 si laureò all’Università di Napoli in Lettere e filosofia. Fu socio di varie accademie - tra cui quella dei Pellegrini Affaticati della città di Castro Reale (Messina), dell'Istituto Bandiera di Palermo e dell'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Zelanti di Palermo -, e segretario del Governo Provvisorio, istituito nella Provincia di Bari nel 1860. Dietro richiesta di Saverio Baldacchini, svolse un’opera di riordinamento della Pubblica Istruzione nel napoletano, compito che il Serena svolse in qualità di caposezione nel Consiglio Generale di Pubblica Istruzione, su nomina del luogotenente del re Luigi Carlo Farini, nel dicembre del 1860. Nel 1861 Serena fu trasferito con regio decreto al Ministero della Pubblica Istruzione a Torino. Dopo aver fatto parte del gabinetto di vari ministri e presieduto varie commissioni di pubblica istruzione, tornò ad Altamura per motivi di salute e qui si dedicò agli studi di storia locale, dando vita a pubblicazioni di carattere monografico sulla vita e le antiche istituzioni di Altamura come: “Altamura nel 1799”, “I musicisti altamurani”, “L’antica Università di Studi delle Puglie”, “Della consuetudine dotale della città di Altamura” ed altre ancora. Occupò moltissime cariche: quella nel 1870 di Presidente del Consiglio provinciale di Bari, nel 1874, anno considerato di ascesa politica, fu eletto parlamentare, distinguendosi subito per la sua moderazione e per l’accostamento a Quintino Sella. Per opera sua a Bari fu istituita la sezione pugliese dell'Associazione Costituzionale che raggruppava esponenti e sostenitori del partito moderato. Gli impegni e la vita politica tenevano il Serena lontano da Altamura, ma gli altamurani non lo dimenticavano votandolo nelle elezioni amministrative. Nel 1888 fu nominato Prefetto di Pavia e nel 1889 prefetto di Lecce. Fu per sette legislature Deputato al Parlamento, Vice Ministro agli Interni e per concludere le sue battaglie nel campo politico il 20 gennaio del 1898, intervenne la nomina di Senatore del Regno, posizione che gli fece perdere in un certo senso il mordente politico, ma gli permise di lottare con ardore per l'acquedotto pugliese, per risolvere il problema della mancanza d’acqua nella sua terra lungo una linea di continuità nell'impegno politico assunto da questo personaggio per la realizzazione di questa importante opera pubblica, già manifestato negli anni di attività svolta nel Consiglio provinciale di Bari. Il progetto venne approvato e dopo tanti anni realizzato ma il Serena, purtroppo non ebbe il piacere di vedere l’opera compiuta e non vide neanche la sua città natale usufruire di quell’opera per la quale si era tanto battuto, perché egli morì a Roma il 7 gennaio del 1914.

 

Leonardo Lorusso (1907 - 1996)

Leonardo Lorusso è nato ad Altamura il 16 maggio 1907 da una famiglia di imprenditori agricoli e banchieri. Suo padre, infatti, era stato fondatore della banca Sabini-Lorusso. Trasferitosi a Bari da giovanissimo si distinse durante la guerra per aver preso parte agli eventi bellici nei Balcani. E’ stato uomo di grande generosità sia sotto il profilo umano che sociale, mostrando da subito grandi capacità imprenditoriali. Nel 1952 dal suocero prende le redini della società Saicaf s.p.a., “il caffè dei baresi”, fondata 20 anni prima. Leonardo ricevette tale incarico proprio nel momento in cui la società si affacciava verso un’espansione territoriale, che mirava ad ampliare i suoi confini distributivi ben oltre la città di origine. Lui ne cambia la sede originale in Via E. Mola, in quanto non la ritiene più sufficiente per i programmi ideati, e ne individua la nuova in Via Amendola (l’attuale sede), dove si trova anche lo spazio per le prime macchine automatiche, utilizzate in Italia, per il confezionamento del caffè: si va dalla torrefazione all’impacchettamento senza alcun intervento manuale. Don Leonardo, o meglio il “ Commendatore” come lo chiamavano tutti, comincia a cercare partner per dar vita ad un marchio nazionale che si concretizza con la nascita del marchio-consorzio Sao Caffè. È tra i primi imprenditori pugliesi a capire l’importanza del mezzo pubblicitario televisivo. Oggi la Saicaf, sicuramente anche grazie al suo contributo, è la quinta azienda a livello nazionale per volumi di vendita, ed esporta il suo caffè in tutto il mondo. Leonardo Lo russo, tuttavia, durante la sua vita non si è occupato solamente della sua azienda, ma ha legato il suo nome a numerose iniziative sociali. Si pensi allo stabilimento balneare “il Trampolino”, da lui creato come salotto estivo di Bari, o ancora al suo impegno in favore del Circolo della Vela di Bari in qualità di presidente dal 1966 al 1974; alla donazione alla Caritas di alcuni suoli prima, e al supporto reale dopo, per la creazione della Comunità terapeutica Lorusso-Cipparoli, destinata al recupero dei tossicodipendenti. Questa intensa attività economica e sociale gli fu riconosciuta dalle autorità sia italiane sia internazionali: fu nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana e Console del Belgio per la Puglia dal Re Baldovino I nel 1967. Quest’uomo che silenziosamente ha lasciato una traccia indelebile nella storia imprenditoriale della Puglia si spense a Bari l’11 agosto 1996.

 

Raffaele Laudati (1862 - 1941)

Raffaele Laudati nato ad Altamura, nel 1862, da famiglia di antica nobiltà, nella quale avevano avuto i natali anche personaggi di notevole rilievo tra i quali Nicola Laudati, dottore in filosofia e celebre giurista. Il padre di Raffaele lo indirizzò verso studi giuristici, ma non era questo il gusto del giovane, infatti terminati gli studi secondari, finito il servizio militare, egli manifestò il desiderio di abbracciare la carriera artistica e cominciò a disegnare a Napoli, senza incontrare molta opposizione da parte della sua famiglia. Verso la fine del XIX secolo il giovane Raffaele cercando nuove ispirazioni si trasferisce nella città di Parigi e lì vi assimila presto lo spirito del luogo. Il suo estro artistico inizialmente non si manifesta nella pittura ma nel disegno, infatti, collabora con “La Caricatura” e con “Charivari” dove vengono pubblicati i suoi disegni satirici. Nel 1889 “Le Figarò” gli dedicava alcune righe di elogio a proposito della caricatura di un ministro ungherese. A Parigi l’artista non si limitò solo a divertire il pubblico a spese delle celebrità contemporanee, ma andò nei musei per studiare gli antichi maestri e cominciò a maneggiare pennelli e colori. Dopo l’esperienza londinese del 1892, durata pochi anni, ritorna in patria per impararvi l’arte del dipingere. Qui vi rimase parecchi anni dove iniziò ad accostarsi alla tecnica del divisionismo, che plasmò secondo il suo personale modo di vedere, rendendola adattabile a tutte le esigenze, cercando di dare l’espressione della luce creando una tecnica originale e personalissima, modellando leggermente le forme con tratti precisi e sapienti. In possesso di questa nuova tecnica, ritornò a Parigi verso il 1910-11 e fece conoscere quasi subito il suo talento di ritrattista senza mai abbandonare la sua naturale inclinazione da caricaturista. Una delle sue tele, raffigurante una donna alla finestra, ottenne ad un’esposizione Veneziana una medaglia d’argento e ciò spinse Laudati a partecipare ad un’esposizione Parigina. Fu così che si rivelò al pubblico del “Salon” degli artisti francesi nel 1914 con il ritratto di M.Chassaigne de Néronde e attirò molto l’attenzione di quotidiani e riviste d’arte. Tale ritratto assicurò la fama di Laudati ritrattista; alte personalità francesi e straniere vollero che il pittore fissasse loro tratti sulla tela e, durante il periodo 1914-18, egli dipinse parecchie personalità note del mondo parigino. Durante il primo dopoguerra si dedicò alla realizzazione di nudi, paesaggi, ritratti, vedute di Parigi e dell’Italia, opere che presentò presso la Galleria d’Arte Siot-Decauville nel 1925 e successivamente nel 1928 in Italia riscontrando molti elogi. Nel 1929 Laudati eseguiva per un convento di Altamura un “Redentore” dipinto con tutto il fervore di un credente. Vi esprimeva con quella semplicità di mezzi che è il segno sicuro della maestria, il carattere sovraumano di Gesù, infinita bontà di questo Essere Divino e l’ineffabile amore che irradiava da tutta la sua persona. A seguito dell’esposizione del 1930 presso la Galleria Monna Lisa di sei opere scelte, il talento di Laudati secondo la stampa francese aveva raggiunto la sua massima espressione. Tali critiche non abbattevano il pittore, il quale con molta modestia proseguiva i suoi studi, lavorava, disciplinava la materia colorata, sottomettendola alle sue esigenze e alla sua volontà di creatore. Nel 1932 Raffaele Laudati riprendeva con la moglie e le figlie la via per l’Italia. Egli andava a cercare la sua casa di Altamura circondata dalla calma che faceva sbocciare al pittore l’idea creatrice, e dove ritrovava quelle feste di luce che avevano affascinato i suoi occhi da adolescente. Il ritorno in paese ispirò ad un redattore della “Gazzetta del Mezzogiorno” un articolo commosso, pieno di entusiasmo sul pittore. Il fervore del viaggiatore che tornava in porto non andò oltre le persone elette di Altamura e Bari. Tuttavia la lontananza dell’artista da Parigi non privava le gallerie del posto delle sue nuove tele. Grazie ad alcuni amici devoti che si erano istituiti suoi corrispondenti, egli poté continuare fino all’ultimo a prendere parte alle esposizioni d’oltralpe.

Parigi gli restò fedele, conservando il ricordo di questo viaggiatore che, con il suo solo talento, aveva saputo conquistarsi la stima e l’ammirazione di tutti gli amatori d’arte. Si è spento a Napoli il 18 marzo del 1941. Grazie a lui nelle gallerie d’arte francesi apparvero in buon numero le scene campestri della Puglia.

 

Pietro Oreste (1839 - 1934)

Pietro Oreste nacque ad Altamura il 3 gennaio 1839. Dopo aver compiuto i primi studi, a soli quattordici anni entrò in seguito a concorso (nel quale risultò primo) nel collegio Veterinario di Napoli dove conseguì il Diploma in Scienze Veterinarie e Agricoltura a soli diciotto anni, e divenne così medico e veterinario. Partecipò ai moti liberali del 1848 e dopo l’unificazione italiana divenne “Aiuto” alla cattedra di Clinica medica e Anatomia patologica nella Scuola Veterinaria di Napoli fino al 1867,poi titolare della cattedra di Zooiatria a Pisa. Nel 1875 gli fu conferito l'incarico di riordinare la Scuola Veterinaria di Napoli e ottenne la nomina di docente titolare di Patologia Clinica Medica presso l’Università della stessa città. Pubblicò numerose opere sui risultati delle sue ricerche, tra cui quelle sulla vaccinazione anticarbonchiosa e sul vaiolo enzootico dei bufali, il «Trattato delle malattie infettive degli animali domestici», e “semiotica ossia guida al diagnostico delle malattie interne degli animali domestici” scritto con la collaborazione di Giuseppe Marcone, suo allievo prediletto, pubblicato durante gli anni 1887-1899, che ancor oggi è ritenuta una delle migliori opere della letteratura veterinaria italiana. Si spense a Napoli il 9 settembre 1934.