Teatro Saverio Mercadante

Il 27 ottobre 1894, nel corso di una seduta del Consiglio Comunale di Altamura, furono stabilite le iniziative per rendere omaggio a Francesco Saverio
Mercadante nel centenario della sua nascita, che ricorreva il 17 settembre dell’anno successivo. Un gruppo di notabili formò, in questa occasione, un comitato per la costruzione di un teatro di pianta da dedicare al musicista altamurano.
Nel gennaio 1895 veniva redatto lo Statuto del Consorzio i cui componenti, attraverso una sottoscrizione, si assicuravano, relativamente alla somma versata, la proprietà di un palco o di un posto in platea. L’impegno degli associati era di costruire il teatro in soli 7 mesi. Fra i tre progetti presentati dagli ingegneri altamurani De Nora, Miglionico e Striccoli, fu scelto quello proposto da quest’ultimo. Il sito indicato, largo Panettieri presso Porta Matera, nelle vicinanze del giardino pubblico e del Liceo Cagnazzi, era un suolo libero di proprietà comunale, al di là delle antiche mura con la possibilità di costruire attorno all’edificio strade larghe, comode per l’accesso del pubblico.
Nella sua relazione, Striccoli non mancò di porre all’attenzione anche la valenza estetica dell’area prescelta:
“Che il sito in parola esteticamente possa contenere un teatro, è indiscutibile e bastano a dimostrarlo, non solo il progetto di sistemazione che presentiamo, ma la vicinanza di un pubblico paesaggio, di un bel largo già sistemato, di quell’altro tempio di educazione, che è il Collegio Cagnazzi e, quello che è più di tutto, il sorriso della natura, che viene dalla più pittoresca veduta che vanti la nostra città.”
L’ing. Vincenzo Striccoli, insegnante di matematica presso il locale Ginnasio e direttore dell’Ufficio Tecnico Comunale, offrì la sua opera gratuitamente. Alle ore 17 del 25 marzo 1895, venne posta la prima pietra del teatro che, nel suo corpo principale, veniva ultimato in tempo utile per essere inaugurato il 17 settembre dello stesso anno.

Le fasi costruttive

Presso l’ABMC (Archivio Biblioteca Museo Civico) di Altamura sono conservati i disegni dei vari progetti elaborati nel tempo per il completamento e le trasformazioni del teatro.
Probabilmente, la difficoltà di reperimento delle risorse necessarie per portare a completamento una delle ipotesi, ha determinato l’occasionalità e la disorganicità dei successivi interventi che hanno concorso alla configurazione dell’attuale aspetto.
Quando, il 17 settembre 1895, il Teatro Mercadante fu inaugurato, l’edificio non risultava completato in tutte le sue parti.
L’urgenza di inaugurare il teatro in quella data, per commemorare degnamente l’anniversario mercadantino, aveva lasciato in secondo piano il completamento della facciata e, all’interno, la realizzazione dei locali di disimpegno: l’obiettivo primario era rendere quanto prima funzionante il teatro nelle sue componenti essenziali, cioè la sala ed il palcoscenico. A portare a termine il progetto e ad abbellire il teatro con decorazioni e pitture si sarebbe provveduto in un secondo momento grazie ad ulteriori e successive sottoscrizioni.
Bisogna premettere che la facciata attuale del Mercadante è ben diversa da quella che l’edificio ebbe fino al 1956, quando la necessità di rimediare alla precarietà del soffitto pericolante ed il proposito di conferire una maggiore funzionalità alla struttura in vista di un suo utilizzo anche come sala cinematografica, trovarono sbocco nel progetto di ristrutturazione dell’ing. Francesco Berloco.
Foto d’epoca ci mostrano l’esterno del Teatro Mercadante nella parte relativa al vestibolo e all’atrio, ad un solo piano (rispetto ai due attuali) terminate con timpano piatto (al posto dell’attuale balaustra). Lo stile architettonico si rifà, in forma alquanto elementare e semplificata (a causa della facciata rimasta incompiuta), al modello neoclassico molto diffuso nell’architettura teatrale pugliese della seconda metà del XIX secolo. Quattro paraste, impostate su basamenti lisci, caratterizzano il prospetto principale, i cui muri (come del resto quelli laterali) sono ripartiti orizzontalmente da un leggero bugnato. Le paraste suddividono la facciata (disposta sul lato corto dell’edificio) in cinque settori, di cui i due alle estremità laterali piuttosto esigui; dei tre settori principali, invece, due contengono una finestra cieca poco profonda ed uno, quello centrale, privo di particolarità decorative, s’apre sulla porta d’ingresso principale.
Un cornicione lievemente aggettante faceva da supporto al frontone triangolare (privo di fregi), a sua volta sovrastato, in posizione arretrata, dal tetto a capriata che copriva la volta della sala. Sulla estrema destra della facciata è posta la lapide dettata da Giovanni Bovio e collocata nel pomeriggio del giorno dell’inaugurazione.
Come per altri teatri pugliesi, anche il progetto dell’ing. Striccoli prevedeva un portico carrozzabile, ma evidentemente non fu possibile realizzarlo. Annessi al portico, Striccoli aveva anche riservato due locali, uno adibito a fienile e l’altro a scuderia, per il foraggiamento e l’alloggio dei cavalli. Il porticato avrebbe dovuto trovarsi nell’ala est dell’edificio, di fronte alla Villa Comunale, sull’Extramurale (via dei Mille).
I disegni conservati all’Archivio Biblioteca Museo Civico di Altamura ci mostrano vari progetti riguardanti il prospetto frontale del teatro, con statue ed altre componenti decorative, e relativi anche ai locali di servizio interni. Per lo più tali progetti non trovarono attuazione nemmeno in seguito, probabilmente a causa dei soliti, insormontabili, problemi finanziari.
La facciata, in base ad uno di questi disegni, si sarebbe dovuta articolare su due piani: quello inferiore, ripartito da lesene bugnate in cinque settori, di cui due sormontati da un motivo ad arco; quello superiore, dotato di tre finestroni ad arco con balaustre. In prossimità del cornicione aggettante, fra primo e secondo piano, il disegno mostra mascheroni e ghirlande con funzione esornativa. Altri disegni riguardano ulteriori elementi strutturali e dettagli ornamentali quali pilastri, capitelli, porte festonate, ecc.
L’intervento, verosimilmente, era quello di arricchire, in un futuro prossimo, l’esterno dell’edificio con statue, medaglioni con bassorilievi, maschere comiche e tragiche ed altri elementi decorativi emblematici delle arti musicali e dello spettacolo.
L’appalto della costruzione fu concesso a Nicola Natale, coadiuvato dal garante Michele Bolognese e con la malleveria del conte Pasquale Sabini.
Inoltre gli operai costruttori della tettoia furono i fratelli Mezzina di Molfetta, l’impresario per la dipintura del Teatro e per il rivestimento fu Domenico Pappalepore da Rutigliano.
Da brevi notizie pubblicate sul giornale locale Le Forbici fra il marzo e l’aprile 1899, si viene a conoscenza di una nuova sottoscrizione aperta per raccogliere fondi al fine di avviare altri lavori per il completamento della facciata del teatro, in vista della riapertura, il 7 maggio, per le feste centenarie in memoria dei martiri altamurani del
1799. In quello stesso periodo il pittore napoletano Giuseppe Uva realizzò all’interno del teatro, in soli otto giorni, le pitture per “il cielo della gran sala”. Il 22 novembre 1931, alla presenza del podestà Tedeschi, nella piazza antistante il teatro, fu inaugurato un busto a Saverio Mercadante, opera dello scultore Arnaldo Zocchi.
Nel 1948 furono sostituite le coperture in legno e nel 1956, sotto la gestione dei Giuseppe Berloco, si procedette ad una discutibile risistemazione del teatro anche per adeguarne meglio la struttura all’uso di cine-teatro.
Gli interventi del ’48 (sotto la direzione dell’ing. Nicola Marvulli) e del ’56 (sotto la direzione dell’ing. Francesco Berloco) comportarono la sostituzione delle coperture lignee pericolanti con volte in cls munite di tiranti e la distruzione del plafond dell’Uva. Vennero anche dipinti in marrone i poggiamano dei palchi, si alterò il prospetto neoclassico, si sostituì il timpano rialzando di un piano la parte del vestibolo e dell’atrio.
Il teatro assunse l’aspetto attuale: un edificio a due piani, di cui quello superiore, moderno, si differenzia molto da quello inferiore, ottocentesco, sia per la mancanza dell’alternarsi orizzontale di conci ruvidi, sia per la diversità cromatica dovuta all’intonacatura della parete liscia. Unico elemento di raccordo fra i due livelli della facciata la prosecuzione al piano nobile delle paraste, per le quali, però, non è stato adottato il bugnato sottostante. Il secondo piano presenta tre finestroni rettangolari con balaustre e, da ultimo, un doppio cornicione sempre sovrastato da una balaustra che circonda buona parte dell’edificio.
Sul soffitto terrazzato del foyer nel 1956 fu realizzata, al secondo piano, una sala adibita per lo più ad ospitare ricevimenti nuziali.
Negli anni ’60 sul lato est del teatro, in via dei Mille, fu aperto un bar.
Nel 1982, nell’area compresa fra via dei Mille e via Giacomo Tritto, longitudinalmente rispetto alla sala del teatro, fu avviata l’attività di una pizzeria (dalla quale, tramite la cucina, si può accedere alla platea, in prossimità della ribalta), per il funzionamento della quale sono stati realizzati locali a piano terra addossati alla parete esterna del
teatro.

Gli interni

L’ingresso principale del teatro – su piazza Saverio Mercadante – immette nel vestibolo, che, dalla sera del 29 aprile 1911, ospita il busto del musicista altamurano realizzato nel 1844 dallo scultore Angelini.
Annessi al vestibolo, sulla sinistra la biglietteria e sulla destra il guardaroba. Nella planimetria di Striccoli sono indicati alla sinistra ed alla destra del foyer, la sala d’aspetto ed il ristorante (mai realizzato).
Oltre il corridoio di sfogo si accede alla platea, a ferro di cavallo, dotata allora di 190 posti. Originariamente al pianterreno si era pensato di realizzare anche un anfiteatro, ma, ben pesto, si optò per una fila di palchi, a seguito delle numerose richieste ricevute dai soci sottoscrittori. Sopra questa prima fila ci sono altri due ordini di palchi ed il loggione (la “piccionaia”). Complessivamente la sala conta 60 palchi: 18 in prima fila, 21 in seconda e terza fila. Il loggione, ad anfiteatro, aveva una capienza di circa 300 posti.
La decorazione delle mensole dei palchi del 2° e 3° ordine e del parapetto del loggione, con festoni e mascheroni, fu affidata al pittore altamurano Pasquale Rossi, il quale, come l’ing. Striccoli, prestò gratuitamente la propria opera. Internamente i palchi erano tappezzati di rosso come rosso era anche il velluto a rivestimento dei poggiamano (che poi, nel 1956, furono dipinti di marrone). Le candide pareti della sala davano particolare risalto ai “vani rosseggianti dei palchi” ed il soffitto, all’epoca dell’inaugurazione, era di un colore cilestrino “simulante l’etere”.
Tutt’intorno al 2° ed al 3° ordine di palchi corre una balaustra continua costituita da esili colonnine in legno alte 72 cm.
L’altezza al soffitto di ogni palco è di 2,05 m. I palchi del 2° ordine sono racchiusi da una coppia di cariatidi in cartapesta dorata.
L’originaria illuminazione a gas fu sostituita nel 1900 da quella elettrica.
Il pavimento della platea è inclinato ed ha il suo punto più basso in corrispondenza del luogo destinato ad ospitare l’orchestra
Il palcoscenico misura m 9,50×10 ed ha un proscenio di 3 m. L’altezza al panno fisso è di 8 m. L’arcoscenico è sovrastato da un medaglione con il ritratto di Mercadante dipinto da Pasquale Rossi (allievo del concittadino Francesco Lorusso e, prima, del napoletano Domenico Morelli), al quale si deve anche l’ampliamento del sipario del vecchio Teatro Comunale. Il sipario, realizzato nel 1856 da Montavano (raffigurante Federico II di Svevia che assiste ai lavori per la costruzione della Cattedrale di Altamura), risultava piccolo rispetto alle dimensioni del boccascena del nuovo teatro, così Rossi dipinse in aggiunta, sulla destra, un gruppo di armigeri.
Delle scene e delle macchine teatrali furono incaricati rispettivamente Matteo Casella, del San Carlo di Napoli, e Nicola Grossi, del Piccinni di Bari. Purtroppo i corredi scenografici ed i meccanismi della maggior parte dei teatri sono andati perduti, ma, a quanto pare, dovevano essere di un certo pregio:
“Rinomati per in meccanismi erano i teatri di Bari, Cerignola, Trani, Barletta, Terlizzi, Lucera, Altamura.
In Puglia erano attivi il famoso architetto meccanico del San Carlo, Fortunato Queriau e il macchinista pisano Eusebio Radicchi. Attraverso gli inventari del materiale in dotazione ai teatri, redatti da ogni custode uscente, si viene a conoscenza che molti teatri erano dotati di macchine per i rumori (il tuono, le saette, la pioggia), da un ragionevole numero di scene di genere (le carceri, la marina, il bosco, la piazza) e specifiche per lacune fra le più popolari opere liriche.”
Due scale di discesa conducono nel soppalco. A lato del palcoscenico, sulla sinistra, era collocata la costerna d’acqua per il sistema antincendio.
Nel retropalco erano stati ricavati i camerini in legno per le prime e le seconde parti (questi ultimi, secondo la legenda della planimetria di Striccoli, “all’occorrenza” avrebbe potuto trasformarsi in scuderie).
Al loro posto altre sottoscrizioni nel 1928 permisero la costruzione di camerini in muratura. E’ forse opportuno concludere con la descrizione del controsoffitto dipinto da Giuseppe Uva, “in meno di otto giorni”, nella primavera del 1899, e andato perduto con la distruzione dell’originario tetto a capriata del Mercadante.
Il napoletano Giuseppe Uva, allievo di Domenico Morelli, in quello stesso periodo era impegnato nella decorazione del palazzo di Pasquale Caso; subito dopo il lavoro al Mercadante, sempre ad Altamura si adoperò per abbellire l’interno della Chiesa della Madonna del Buoncammino, appena fuori le mura cittadine.
Ricorrenti per le volte dei teatri erano temi quali “Apollo e le Muse” o “l’Aurora” (teatro Curci di Barletta, Teatro Rendella di Monopoli, Teatro Van Westerhout di Mola, ecc.). Uva scelse per il teatro altamurano l’allegoria della “Musica baciata dalla Gloria” attorniata da personificazioni di alcune fra le più celebri opere mercadantiane:
“Su di un’aureola luminosa stacca la figura della Musica baciata dalla Gloria; più là fra lo splendido cielo con le nubi finamente sfumate havvi la visione delle opere Mercadantiane. La figura che viene a primo piano, cioè il Giuramento vestita in verde smeraldo e oro ci sembra quella in cui l’artista abbia trasfuso tutta l’anima sua e sia per la naturalezza della posa che per la correttezza del disegno. Più là il Bravo e poi l’Orazio, la Virginia uno scorcio veramente meraviglioso da ricordare i grandi maestri del 700. nell’ultimo piano si scorgono le Vestali, una nota di bianco indovinatissima.”

fonte:teatromercadantealtamura.it